Da Generatore di Foto a Generatore di Immagini: L’Integrazione dell’AI nella Fotografia con Paolo Dalprato
Eccoci con la prima intervista di Aracne. Oggi siamo con Paolo Dalprato, un fotografo e formatore specializzato in intelligenza artificiale, che ha saputo combinare la sua passione per l’immagine e la tecnologia, esplorando nuove frontiere creative. Paolo ha integrato l’uso dell’AI nei suoi progetti, utilizzando strumenti come Stable Diffusion e Midjourney, e si dedica attivamente alla formazione per promuovere una comprensione più profonda delle potenzialità dell’AI nel campo visivo. Inoltre, gestisce il blog ai-know.pro, dove condivide le sue esperienze e conoscenze sul mondo dell’intelligenza artificiale.
Potresti raccontarci qualcosa di te e del tuo percorso lavorativo? Come sei arrivato a combinare la tua passione per la fotografia con l’uso delle tecnologie AI?
Il mio percorso professionale è stato un’evoluzione continua, guidata dalla passione per l’immagine e la tecnologia. Ho iniziato come fotografo tradizionale, esplorando vari generi e tecniche, ma ho sempre avuto un forte interesse per l’innovazione tecnologica. Con l’avvento dell’intelligenza artificiale, ho visto un’opportunità di fondere queste due passioni.
Attualmente, mi definisco come un formatore specializzato in intelligenza artificiale, con un focus particolare sulle applicazioni creative. Questa transizione non è stata improvvisa, ma il risultato di anni di sperimentazione e apprendimento. Ho dedicato molto tempo a comprendere le potenzialità dell’AI nel campo visivo, studiando algoritmi, partecipando a workshop e conferenze, e sperimentando con vari strumenti.
Un momento significativo nel mio percorso è stata la partecipazione come relatore a una giornata sull’intelligenza artificiale organizzata dal Politecnico delle Arti a Firenze. In quell’occasione, ho avuto l’opportunità di presentare una relazione su AI e fotografia, condividendo le mie esperienze e intuizioni con un pubblico accademico. Questa esperienza ha rafforzato la mia convinzione che c’è un grande bisogno di formazione e divulgazione in questo campo, specie per collegare il mondo di chi le AI le studia, le sviluppa e le usa con molto profitto ed il resto del mondo che ha solo, ancora oggi, una vaga idea di cosa stia succedendo. Vaga e spesso distorta.
La mia evoluzione da fotografo a formatore AI non è stata solo un cambiamento di carriera, ma un’espansione delle mie capacità creative. Utilizzo la mia esperienza fotografica come base per esplorare nuove forme di creazione visiva abilitate dall’AI. Questo mi permette di offrire una prospettiva unica
Hai esplorato diversi strumenti di intelligenza artificiale generativa per la creazione di immagini e video. Quali sono i tuoi strumenti preferiti e perché?
Nel corso della mia esplorazione degli strumenti di intelligenza artificiale generativa, ho avuto modo di sperimentare con diverse piattaforme e tecnologie. Tuttavia, ci sono due strumenti che si sono distinti e sono diventati i miei preferiti: Stable Diffusion e Midjourney.
Stable Diffusion, specialmente con l’interfaccia Comfy UI, è diventato il mio strumento di riferimento per la fotografia di prodotto e per progetti che richiedono un alto grado di controllo e personalizzazione. Ciò che apprezzo particolarmente di Stable Diffusion è la sua flessibilità e la capacità di essere fine-tuned per compiti specifici. La versione Comfy UI, in particolare, offre un’interfaccia visuale per la creazione di workflow complessi, permettendo un livello di controllo che trovo essenziale per progetti professionali.
Midjourney, d’altra parte, eccelle nella creazione rapida di immagini di alta qualità che ricordano le foto stock. La sua interfaccia user-friendly e la capacità di generare rapidamente diverse variazioni lo rendono ideale per la fase di brainstorming creativo o per progetti che richiedono una rapida iterazione. Trovo che Midjourney sia particolarmente utile per creare mood board o per generare rapidamente concetti visivi per clienti. È anche un eccellente partner nella ricerca visual, davvero un compagno in un percorso creativo.
La mia preferenza per questi due strumenti deriva dalla loro complementarità. Mentre Stable Diffusion offre un controllo granulare e la possibilità di creare workflow personalizzati, Midjourney brilla per la sua immediatezza e la qualità delle immagini prodotte con input minimi.
Sto seguendo con grande interesse l’evoluzione di questi strumenti. Ad esempio, l’integrazione di tecnologie in Stable Diffusion sta aprendo nuove possibilità per il controllo preciso della generazione di immagini. Allo stesso tempo, gli aggiornamenti continui di Midjourney stanno migliorando costantemente la qualità e la varietà delle immagini che può produrre.
La mia scelta di strumenti riflette un approccio bilanciato tra controllo dettagliato e rapidità creativa, permettendomi di adattarmi alle diverse esigenze dei progetti su cui lavoro.
Quali sono le tue principali preoccupazioni riguardo al modo in cui la persona media sta approcciando l’intelligenza artificiale? Pensi che ci siano malintesi comuni o rischi sottovalutati che dovrebbero essere affrontati?
Una delle mie principali preoccupazioni riguardo all’approccio della persona media all’intelligenza artificiale è la tendenza a percepirla come una sorta di “magia nera” tecnologica. Questa percezione può portare a due estremi ugualmente problematici: da un lato, paure infondate e resistenza al cambiamento, dall’altro, aspettative irrealistiche e una fiducia eccessiva nelle capacità dell’AI.
Il problema di vedere l’AI come “magia” è che oscura la realtà di ciò che l’AI può e non può fare. Molte persone non comprendono che l’AI, per quanto avanzata, è fondamentalmente uno strumento che richiede input umano, direzione creativa e un’attenta cura dei dati utilizzati per l’addestramento. Questo malinteso può portare a scenari in cui le persone si aspettano che l’AI possa risolvere tutti i problemi con un semplice clic, senza comprendere il lavoro e la competenza necessari per utilizzare efficacemente questi strumenti.
Un altro rischio sottovalutato è la potenziale perdita di competenze umane fondamentali. Se le persone iniziano a fare affidamento eccessivamente sull’AI per compiti creativi o decisionali, c’è il rischio di una atrofizzazione delle capacità umane in questi ambiti. È cruciale mantenere e coltivare le competenze umane accanto all’uso dell’AI, piuttosto che vederla come un sostituto completo.
C’è anche una preoccupazione riguardo all’equità e all’accesso. Mentre l’AI sta diventando sempre più potente e accessibile, c’è il rischio di creare un divario digitale ancora più profondo tra coloro che hanno accesso e competenze per utilizzare queste tecnologie e coloro che ne sono esclusi.
Per affrontare questi malintesi e rischi, credo sia fondamentale investire nell’educazione e nella formazione. Non solo a livello tecnico, ma anche a livello etico e filosofico. Le persone devono comprendere non solo come usare l’AI, ma anche le implicazioni più ampie del suo utilizzo nella società.
Inoltre, è importante promuovere un approccio critico e riflessivo all’uso dell’AI. Dobbiamo incoraggiare le persone a pensare non solo a ciò che l’AI può fare, ma anche a ciò che dovrebbe fare, considerando le implicazioni etiche e sociali delle sue applicazioni.
Infine, credo sia cruciale mantenere una prospettiva equilibrata. L’AI non è né una panacea per tutti i problemi del mondo, né una minaccia esistenziale imminente. È uno strumento potente che, se usato con saggezza e consapevolezza, può amplificare le nostre capacità creative e cognitive, ma che richiede sempre la guida e il giudizio umano.
Qual è la tua visione per il futuro dell’AI? Quali innovazioni o trend emergenti prevedi nel settore della fotografia e della moda grazie all’integrazione dell’AI nei prossimi anni?
La mia visione per il futuro dell’AI in questi campi è di una integrazione sempre più profonda e sofisticata di queste tecnologie nei processi creativi e produttivi. Vedo l’AI non come un sostituto della creatività umana, ma come un potente amplificatore e catalizzatore di nuove forme di espressione artistica e innovazione nel design.
Nel campo della fotografia, prevedo che strumenti come Stable Diffusion e Midjourney continueranno a evolversi, offrendo capacità sempre più avanzate. Immagino un futuro in cui questi strumenti potranno generare immagini fotorealistiche con un livello di dettaglio e controllo senza precedenti. Questo potrebbe portare a nuove forme di fotografia concettuale, dove l’artista può creare scene impossibili da realizzare nel mondo fisico, espandendo i confini di ciò che consideriamo “fotografia”.
Un trend emergente che ritengo particolarmente promettente è l’integrazione sempre più stretta tra diverse modalità – testo, immagine, video e persino audio. Questa convergenza multimodale potrebbe portare a nuovi tipi di contenuti interattivi e immersivi, dove il confine tra fotografia, video e realtà aumentata diventa sempre più sfumato.
Nel settore della moda, vedo enormi potenzialità per l’AI nella personalizzazione e nella sostenibilità. Immagino sistemi di virtual try-on avanzati che permetteranno ai clienti di visualizzare con precisione come un capo si adatterebbe al loro corpo, riducendo i resi e migliorando la soddisfazione del cliente. L’AI potrebbe anche rivoluzionare il processo di design, generando infinite variazioni di stili basati su input di tendenza e preferenze individuali.
Un’altra area di innovazione potrebbe essere nell’uso dell’AI per ottimizzare la catena di produzione della moda, riducendo gli sprechi e migliorando la sostenibilità. Sistemi AI potrebbero prevedere con maggiore precisione le tendenze di mercato, permettendo una produzione più mirata e riducendo l’eccesso di stock.
Tuttavia, credo fermamente che il valore dell’esperienza umana e della creatività rimarrà cruciale. L’AI fungerà da potente strumento di amplificazione, ma sarà la visione creativa umana a guidare l’uso di queste tecnologie in modi innovativi e significativi.
Prevedo anche che emergeranno nuove specializzazioni professionali all’intersezione tra AI, fotografia e moda. Potrebbero nascere ruoli come “AI Fashion Designer” o “AI-Assisted Photographer”, che richiederanno una combinazione unica di competenze tecniche e sensibilità artistica.
Infine, credo che vedremo un’evoluzione nel modo in cui percepiamo l’autenticità e l’originalità nell’arte e nella moda. Con l’AI che rende più accessibile la creazione di immagini di alta qualità, il valore si sposterà sempre più verso l’idea, il concetto e la narrazione dietro l’immagine, piuttosto che sulla sua mera esecuzione tecnica.
Insomma vedo un futuro ricco di possibilità, dove l’AI non sostituisce la creatività umana, ma la potenzia, permettendo nuove forme di espressione e innovazione nel mondo della fotografia e della moda.
Come pensi che l’intelligenza artificiale stia cambiando il campo della fotografia? Che fine farà il fotografo?
L’intelligenza artificiale sta indubbiamente trasformando il campo della fotografia in modi profondi e multiformi. Tuttavia, non credo che questo porterà alla “fine” del fotografo, ma piuttosto a una significativa evoluzione del ruolo e delle competenze richieste in questo campo.
In primo luogo, l’AI sta democratizzando la creazione di immagini di alta qualità. Strumenti come Midjourney e Stable Diffusion stanno rendendo possibile per chiunque generare immagini sorprendentemente realistiche e artistiche con input minimi. È sicuramente un sfida per i fotografi professionisti specializzati nella creazione di certe tipologie di immagini, specialmente nel campo della fotografia commerciale e di stock.
Tuttavia, credo che questa democratizzazione porterà a una biforcazione nel campo della fotografia. Da un lato, vedremo fotografi che sceglieranno di non utilizzare l’AI, concentrandosi invece sull’offrire un’esperienza unica e autentica che l’AI non può replicare. Questi fotografi potrebbero enfatizzare l’artigianalità, l’autenticità e l’esperienza umana nel processo fotografico. Penso, ad esempio, a fotografi come Sebastião Salgado, la cui opera va ben oltre la mera creazione di immagini, includendo un profondo impegno sociale e una connessione umana che l’AI non può replicare.
Dall’altro lato, ci saranno fotografi, me compreso, che diventeranno “generatori di immagini”, incorporando l’AI nel loro flusso di lavoro per espandere le loro capacità creative. Questi professionisti utilizzeranno l’AI come uno strumento tra i tanti nel loro arsenale creativo, combinandola con tecniche fotografiche tradizionali e altre tecnologie digitali per creare opere uniche.
L’importante per entrambi questi gruppi sarà offrire un valore che va oltre ciò che l’AI può fare da sola. Ad esempio, un fotografo potrebbe utilizzare l’AI per creare rapidamente mood board o per esplorare concetti visivi, ma poi applicare la sua esperienza e visione artistica per realizzare le immagini finali utilizzando metodi tradizionali. O potrebbe utilizzare l’AI per automatizzare aspetti tediosi del post-processing, permettendogli di concentrarsi maggiormente sulla visione creativa e sulla narrazione visiva.
Un altro aspetto importante è che l’AI sta cambiando ciò che consideriamo “fotografia”. Con la capacità di generare immagini fotorealistiche da zero, il confine tra fotografia e altre forme di arte visiva sta diventando sempre più sfumato. Questo potrebbe portare a nuove forme di espressione artistica che combinano elementi di fotografia, pittura digitale e generazione AI in modi che non abbiamo ancora immaginato.
Non credo che il fotografo scomparirà, ma piuttosto che il ruolo si evolverà. I fotografi del futuro dovranno essere versatili, tecnicamente competenti non solo nell’uso della fotocamera ma anche nell’utilizzo dell’AI, e capaci di offrire una visione artistica unica che va oltre la mera creazione di immagini. La chiave sarà l’adattabilità e la capacità di trovare il proprio spazio unico in questo nuovo panorama tecnologico, sia che si scelga di abbracciare pienamente l’AI o di concentrarsi su approcci più tradizionali.